Passo falso

Come abolire il bicameralismo

Se il presidente del consiglio ci avesse chiesto un suggerimento su come riuscire a condurre in porto l’abolizione del bicameralismo perfetto dopo trentasei anni che il Paese ne discute e nonostante che persino entrambe le coalizioni, quella di destra e di sinistra se lo fossero proposte, gli avremmo detto volentieri, di non prendere la questione di petto. Prima abolire la funzione, quindi, in un secondo, l’istituzione. Renzi ha scelto invece la via contraria, per cui a lance in resta si pretende di tranciar via proprio l’istituzione. Il Senato non elettivo è un Senato completamente azzerato, non c’è nemmeno bisogno di scrivere come si è detto “il Senato è abolito”. Più di così. Si poteva invece mantenere il Senato elettivo e togliere semplicemente il voto di fiducia sul governo. Non che la cosa fosse passata come l’olio, ma almeno Renzi avrebbe potuto dire, non voti più la fiducia, ma almeno torni a Palazzo Madama! Che i senatori eletti discutessero pure dei massimi sistemi, senza preoccuparsi della stabilità politica. In questo modo ecco che l’istituzione si sarebbe spenta da sé e senza traumi in un paio di legislature, mentre ora i senatori, che devono votare la riforma di Renzi, sanno che dopo quel voto finiranno la loro carriera politica. Difficile che, per quanto possano condividere il progetto monocamerale siano disposti volentieri ad avallarlo e quindi, il buon presidente, del Consiglio, non solo si trova a doversi confrontare con quella che è una fronda alla sua leadership, la quale comunque si attaccherebbe a tutto ed al contrario di tutto, ma anche con una questione specifica di sopravvivenza. Ed ecco infatti prefigurarsi scenari funesti dove addirittura una quindicina di senatori del nuovo centro destra, privi delle sufficienti garanzie elettorali, sarebbero pronti a mettersi di traverso. Per la verità, non c’è nulla di tragico all’interno di un disegno di riforma monocamerale, se non il metodo scelto. Decine di paesi sono privi di una Camera alta elettiva e la democrazia funziona meglio della nostra, solo che noi siamo pur sempre il Paese che quando De Gaulle riformò la IV repubblica, si mise a gridare al ritorno del fascismo e in quegli strali c’era tutta la sinistra italiana, incluso il moderato Giuseppe Saragat. Renzi non è che se l’è dimenticato. Temiamo proprio non l’abbia mai saputo. A questo punto rischia davvero un botto che nemmeno il miglior sorriso del ministro Boschi sarebbe in grado di attutire.

Roma, 10 settembre 2015